lunedì 28 giugno 2010

SLOW MOTION LET ME SEE GO.

Metti caso una sera a casa e la visione del tuo telefilm preferito che, con la stessa età delle protagoniste al momento della prima messa in onda, ora assume appieno tutto il suo senso.
Di fronte ad una puntata in cui la protagonista esce con uno scrittore di poca fama, con una famiglia molto folkloristica e moderna come spalla e sofferente di eiaculazione precoce, e le sue espressioni sono identiche a quelle che hai fatto tu, un po' di tempo fa, metti... un attacco di dissenteria con la sigaretta in mano.

Metti caso una serata in macchina, mentre guidi in direzione del cimitero delle cozze perdute e l'autoradio suona i due album dei Band of Horses.
Ascoltando quella particolare canzone, proprio quella che non potevi sentire per il fiume di ricordi che suscitava metti... una cantata a squarciagola e l'emozione di non sentire più determinati fantasmi da essa evocati.

Metti una pausa pranzo dedicata allo shopping.
Con le braccia cariche di sacchetti griffati Promod, H&M, Kiko e Douglas, una mano occupata a tenere in bilico una sigaretta e l'altra a tenere il cellulare, ti cade l'occhio sulla persona che hai odiato per molto tempo e ancora l'impulso di passarci sopra con un tir metti... che questo impulso sia subito allontanato da un paio di infradito che ti staranno (è sicuro) davvero molto bene.

Metti voglia dire che sei libera???

mercoledì 21 aprile 2010

HOW'S IT GOING TO BE

Cazzarola!

Mi sono dimenticata di aggiornare il blog dal 10 marzo!!! Mi sono
proprio dimenticata di averlo, un blog!!!

Però ho compiuto 32 anni e si sono un anno più vecchia... Ed ho alle
spalle due settimane di umore nero, nero ma così nero che non sopportavo
nulla e, ovviamente, non mi sopportavo da sola...
Assolutamente senza motivazioni per l'umore nero petrolio bollente e per
il nervosismo che mi ha accompagnata per giorni (placatosi, solamente,
la sera in cui ho festeggiato il suo compleanno e il giorno dopo quando
ho appreso dell'avvenuto lieto evento di AmicadallAccentoToscano)
qualche giorno fa ho deciso di togliersi la testa.

E di posarla sul comodino adottando un po' di terapia del sorriso.

Sorridere sempre, tutto il giorno.
Dal mattino alla sera, al suonare della sveglia, all'entrata in ufficio,
alla pausa pranzo ritardata di mezzora, all'uscita in ritardo, alla
massa di persone che mi assaltano la scrivania... Di fronte alla collega
che mi risponde male, alla piega dei capelli che non tiene, al sonno che
non arriva e al sonno che arriva troppo presto... Alla rigorosa
"bolletta" finanziaria per cui si salta il Meeting della Fans degli
NKOTB... Davanti ad un pranzo consumato velocemente, alla pioggia che
sorprende quando si è vestita leggera, alle decisioni non condivise...
Sorridere sempre e comunque.
Anche quando si incontra la MegeraRubaLavoro, decidendo di non farle
ingoiare la tazza insieme al cappuccino e alla brioche, e quando si
riceve una mail da Darling dalla quale si rileva quel sottile interesse
per la mia vita sentimentale e ricordarsi che "se solo avesse voluto
fare il fidanzato...".
Sorridere, sembrando anche un po' il Joker, pensando a cosa sarà
quest'autunno e a cosa mi aspetterà...

Sorridere in modo strambo, sorridere di soppiatto, sorridere
fragorosamente, sorridere davanti all'incertezza ma pur sempre sorridere.

E devo dire che la terapia del sorriso sta riuscendo bene ^_^

mercoledì 10 marzo 2010

MA QUANDO TORNI?

Una serata settimanale.

As usual, si esce dall'ufficio spaccando il minuto e ci si immerge nel freddo vento che vuole ricordarci che - si - siamo a marzo.
Sono già trascorsi due mesi e mezzo dall'inizio dell'anno e tutti noi abbiamo voglia di primavera, di sole e di colori vivaci. Ma continuiamo ad indossare vestiti invernali e proteggerci dal freddo, concendendoci dei tocchi di colore nel make-up e nei bijoux.
E tanti avvenimenti sono passati tra le mie mani e nelle mie orecchie.
Avvenimenti naturali, alcuni attesi per molto tempo, altri che non avrei mai lontanamente pensato potessero accadere. Momenti di vita quotidiana, ma anche no, miei e altrui.
Si attende l'autobus per tornare a casa, al calduccio, per compiere i gesti quotidiani del ritorno all'ovile. Si arriva godendo del tepore casereccio e dell'odore pungente di cibo che giunge dalla cucina: io mi tolgo il giaccone, saluto il cane ed entro in camera. Cena, operazione struccante, pigiama e l'immancabile film in digitale per non dover sopportare le lunghe pause pubblicitarie. Un'occhiata veloce a Facebook, alle mail ed eccoci al momento in cui si aprono le pagine del libro sul comodino.
Sto leggendo l'ultimo romanzo di Scarlett Thomas, "L'isola dei segreti".

E chi di noi non ha segreti, in questo giro di avvenimenti sopra citato? 
 Segreti confidati a fil di voce, segreti resi conosciuti perchè si ha il bisogno di parlarne per trovare conforto dalla solitudine che questi comportano, segreti urlati a squarciagola perchè divenuti insopportabili e segreti che tali rimangono
Nascosti.
Perchè così deve essere. Anche davanti ad un buon bicchiere di vino.

Il giorno del mio compleanno diventerò zia. Avrò un nipotino da Amicadall'accentotoscano, pronta a diventare mamma per la seconda volta e si chiamerà Matteo. E io sarò accanto a lei, al marito e al primo nipotino acquisito Cimicina perchè non voglio perdermi questo evento.
Io e Matteo avremo ben 32 anni di differenza, anche se da quest'anno mi sono autoautorizzata con Supermegasimo a far si che i 32 anni durino un bel po'.
Avrò una torta di compleanno ad attendermi in ufficio, preparata con cura dalla Cucciolacollega, da gustare in compagnia nella piccola e confortevole cucina dell'ufficio.
Avrò un fine settimana alle Terme, in compagnia delle amiche più care e mi regalerò il meeting delle fans italiane dei NKOTB a Bologna o Firenze.

E avrò l'amore che queste persone creano e mi spargono intorno ogni momento della giornata, nel bel mezzo di tutti gli avvenimenti successi e sulla strada del divenire.
Un amore che quasi mi fa dimenticare di porre la fatidica domanda  - e dopo due anni sarebbe anche l'ora di porla - all'amore di una relazione seria, di un fidanzato o compagno che dir si voglia: "Ma, tu, quando torni?".


lunedì 8 marzo 2010

L'ERA DELL'IMBECILLE TRAVESTITO.

Travestito da persona intelligente, si intende.

Perchè stamattina ho riso come una pazza.

Colui che ha un buon lavoro, è visivamente belloccio, discute di filosofia da Berto come se fosse il suo pane quotidiano. Colui che è distratto quanto basta per suscitare tenerezza dell'animo femminile, spiritoso e con una buona dialettica.
La dialettica che imbarca con piacere e - male non fa - una passione per gli hotel a quattro stelle che prenota e paga senza batter ciglio.
Sfuggente per farsi rincorrere. Petulante per tenersi la porta aperta. Non la porta che ha la serratura, quella senza. Colui che è bravissimo nel convincere le persone a farsi trovare da Berto per spiazzarle. Presentandosi con la fidanzata.
Fidanzata che è moglie altrui, per giunta. 

Ma cari amici, lo sappiamo che al cuor non si comanda.
E neanche ai piedi si comanda.

Ieri sera costui ha preso un calcio nel culo.
Non figurato: un vero e proprio bel calcio nel culo. Di quelli che fanno male, non tanto per la botta ma quanto perchè rendono il soggetto in questione quello che è davvero e con cui fare i conti.
Un imbecille travestito da persona intelligente.

Ed immaginando la scena continuo a ridere come una matta, scambiando sms con la persona che ha mirato alle sue chiappe. 
E ricordo una scena di quasi due anni fa di cui sono  stata  la protagonista che, invece dei piedi, ha usato le mani per far posare quattro allegri schiaffoni sulla faccia di un altro imbecille travestito da persona intelligente.
E rido ancora più forte, risentendo il crocchiare delle mie mani.

Io, con le mie amiche, viviamo in quest'era dell'imbecille travestito da uomo per bene.
Ne facciamo parte e la viviamo respirando forte, facendo selezione e pulizia, togliendo la polvere dai travestimenti. Ridendo a volte, per non perdere la speranza.

Prendendoci le nostre piccole soddisfazioni.


domenica 21 febbraio 2010

ADESSO

Non c'è paura più grande che quella di perdere un padre. Il mio.

Perchè non ho idea di cosa possa voler dire perdere un padre e, se così fosse stato, mia madre sarebbe stata troppo agitata, scombussolata e addolorata per spiegarmi cosa vuol dire e cosa si fa quando si perde un padre.

Pur sapendolo, lei che c'è passata quando era poco più giovane di me.
O, forse, la sua situazione era diversa: lei aveva un marito, una figlia piccola a cui pensare, l'ormai famoso posto fisso e... Insomma, tutto quello che io non ho.
Adesso.

Adesso che tutto è rientrato e la paura è passata. Adesso che so che mio padre non è malato, ma sano con un pesce che si porta dietro il retaggio della malattia precedente e di infezioni ai polmoni della giovane età mal curate, adesso che so che stasera è in salotto a guardare la tv dopo una giornata di lavoro e che domani mattina mi passerà la pagina sportiva del Secolo XIX durante la colazione.

Adesso è tutto più chiaro.





venerdì 12 febbraio 2010

NIENTE FIORI

E' un po' indietro.

Avrei mille parole e altrettanti pensieri di cui scrivere, parlare e raccontare ma alla fine non riesco a comporre le parole per formare frasi dotate di senso compiuto o, comunque, a combinarle in modo da rappresentare davvero il senso dei pensieri.
Alla fine i post sono didascalici e di non facile comprensione.

Minimalisti.

martedì 2 febbraio 2010

UNA NUOVA AVVENTURA...

E due fantasmi dietro le spalle a mettermi ansia.

E ho appena iniziato da una parte mentre, dall'altra, non è ancora
iniziato nulla.

Keep breathing.

mercoledì 27 gennaio 2010

DIAZEPAM E BE - TOTAL

Non crollo.

Neanche a pagamento.
Non mi avrà, questa società balorda non avrà la meglio su di me.

E neanche le stronze e gli stronzi che la vivono ogni giorno con il loro
respiro ben proteso verso il loro interesse personale e i loro
comportamenti degni dell'asilo nido a quaranta e più anni suonati.

Pensavo di aver toccato il fondo dopo l'ennesimo licenziamento come
regalo di Natale e conseguente mia sostituzione con una cara, vecchia
conoscente del mio datore di lavoro. Pensavo di aver toccato il fondo
dopo l'ennesimo poco più che trentenne dedito alle storie senza impegno
e alle scopate fatte tanto per impiegare il tempo. Pensavo di aver
toccato il fondo davanti alle paranoie altrui, più adatte ad un ricovero
in un centro di igiene mentale che ad un normale lavoro d'ufficio.

E invece no.
Invece sono qui. Sana e salva, viva e vegeta, dritta e in piedi. Piedi
ben piantati per terra, ho seguito me stessa.

E a leggere VerdenonpiùquasiVerde una cosa l'ho capita: le persone
entrano nella tua vita per un motivo.
Spesso non per il motivo che tu vorresti e non per darti ciò che
vorresti ti dessero, ma per darti tante altre cose che mai ti saresti
aspettata.
Così, l'ennesimo poco più che trentenne di cui sopra diventa il tuo
Grillo Parlante.
Pronto ad appoggiarsi sulla tua spalla per metterti a confronto con
quello che ha di simile a te e quindi con te stessa.
Pronto a darti speranza nel futuro e a farti capire che c'è una cosa
molto più preziosa a questo mondo.

Quasi non ne posso più fare a meno.

mercoledì 6 gennaio 2010

BUONI PROPOSITI

Ci sono volte in cui dare la precedenza al cervello può fare male al cuore.

In questo caso fa male ma - ahimè - non posso fare altrimenti. Non può prevalere il corpo quando c'è il rischio che il cuore vada ad impelagarsi in una strada senza uscite di sicurezza. Non può prevalere il cuore quando si ha già la consapevolezza che ci si dovrà fermare.

Si sceglie, semplicemente, di non farsi ulteriormente male.


lunedì 28 dicembre 2009

MENO TRE

Abbandonato il lungo post sugli accadimenti dell'ultimo mese e mezzo (come passa il tempo!!!), ho preparato il sacchetto di benvenuto al nuovo anno in arrivo.
Un bal sacchetto molto più pieno di quello buttato nel bidone della spazzatura davanti a casa di Millebolle quasi un anno fa. Ci sono dentro tutte quelle cose appartenenti a persone e momenti passate e passati e pensieri di cui non voglio più conservare nulla.
Nè sapere nulla.
E l'anno prossimo non sarò sola a fare questa "scatola del tempo" di cui disfarmi, ma sarò in compagnia.
Un veloce lancio verso un bidone o un falò su una spiaggia del sacchetto e sarà tutto, al contempo, finito e iniziato.
Un rito per esorcizzare le sofferenze, le cattiverie e le iatture altrui e dire addio ad un passato in cui poco o nulla è cambiato ma tanto è stato capito.
Un rito per dire ciao, benvenuto, ad un nuovo tempo in cui le cose dovranno per forza cambiare e migliorare.
Insieme alle persone che contano davvero, con loro accanto.
Perchè così deve essere.

E mentre Joe Purdy suona " San Josè", noi ci rileggiamo l'anno prossimo venturo.